Questo mese vi ripropongo un articolo che avevo scritto più di un anno fa per le mie pagine Facebook e Instagram, nonché per il sito web di cui ho smesso di pagare il dominio perché non avevo voglia di imparare a usare Wordpress, e in seguito pubblicato anche su berlinomagazine.com
Insomma, le alte temperature non mi trattengono dal rifilarvi una minestra riscaldata per ben la quinta volta.
Tuttavia mi sono proposta di allungarla un po’ e aggiungere qualche verdurina, e come sempre ho finito per (dis)perdermi nella ricerca.
Questo si è risolto in ore strappate alle mie vacanze, nonché alle splendide acque dell’Egeo, e il risultato è un articolo lungo il doppio di quello originario, arricchito di alcuni dettagli interessanti. Quindi, nel caso fossi già riuscita a convertirvi in adepti di questo autore, vale la pena continuare a leggere.
La scelta di rispolverare Zoo Station – Adventures in East and West Berlin non è stata mossa (solo) dal tentativo parzialmente fallito di salvare le mie ferie, bensì dalla volontà di proporre - a questo punto possiamo pure dire imporre - un testo che ritengo il più bello della letteratura di viaggio letta dalla sottoscritta fino ad ora, a un vasto pubblico di lettori [ndr: uno degli aspetti che amo di più di Substack è che solo io posso vedere quante persone mi seguono, ah!]
Ci tengo inoltre a servire questa minestrina come antipasto, proprio agli albori della mia newsletter, perché rientra perfettamente nel focus, scopo e modus operandi che potete trovare nella description*. Non ha caso ho scelto proprio la copertina di questo libro come immagine profilo per questa newsletter.
Ma basta con le ciance, eccovi serviti:
É possibile provare nostalgia per un luogo in cui non si è mai stati?
Sì, ma solo se l’anima di quel luogo è stata catturata dalla penna di uno scrittore talentuoso. Difficilmente vi struggerete per un posto di cui avete letto l’ultima edizione di Lonely Planet.
Tra il 1979 e il 1984 Ian Walker, allora giornalista per The Observer, si prende una pausa dal lavoro e viene a vivere a Berlino, per scrivere un libro su quella che lui definisce “la città schizofrenica”: Berlino Est e Ovest.
Il risultato di questo suo periodo sabbatico è Zoo Station – Adventures in East and West Berlin, pubblicato da Secker & Warburg nel 1987.
Secker & Warburg è una casa editrice britannica fondata nel 1936, famosa per la sua posizione antifascista e anticomunista, una scelta al tempo per nulla scontata.
Si tratta della stessa casa editrice che ha pubblicato George Orwell in seguito a una disquisizione di quest’ultimo con il proprio editore (simpatizzante con il partito comunista) e che ha poi pubblicato, non senza rifiuti iniziali e ripensamenti, anche Animal Farm*.
Secker & Warburg viene acquistata da Reed International (ora Reed Elsevier) nel 1987, e immagino sia questa la ragione della cessione dei diritti di Zoo Station – Adventures in East and West Berlin ad Atlantic Monthly Press per una nuova edizione già nel 1988.
Se amate Berlino, vi consiglio caldamente di procurarvi al più presto questo testo.
Ho ordinato la mia copia usata di Zoo Station edita da Atlantic Monthly Press un paio d’anni fa dagli Stati Uniti; purtroppo esistono solo la prima e la seconda edizione, in Europa relativamente difficili da reperire.
Un’ingiustizia nei confronti di questa perla della letteratura – un documento storico che meriterebbe non solo una ristampa, ma anche di essere tradotto.
Facendo ricerche per allungare questo articolo, sono incappata anche nella prima edizione e me la sono regalata. La si trova ancora ad un prezzo accettabile (40/50 euro incluse spese di spedizione dagli Stati Uniti)
Sui libri più che su di ogni altro oggetto do prova di grande materialismo e attaccamento, per cui non cederò questo volume tanto facilmente; tuttavia credo sia un pezzo di antiquariato su cui vale la pena investire.
Sono convinta che questo tesoro letterario prima o poi vedrà di nuovo la luce. E allora vi pentirete di non aver speso cinquanta euro per la prima edizione di un libro fuori stampa di un autore sconosciuto, consigliato da una persona qualsiasi su una newsletter a cui vi siete iscritti perché almeno un po’ mi volete bene.
No, non mi offendo se diffidate della mia capacità di monetizzare la mia passione letteraria.
Ma la ragione principale per cui vi consiglio di investire in questo libro (per la seconda edizione ve la potete cavare con una decina di euro) non è poi così veniale.
Zoo Station è un testo prezioso perché Ian Walker ha consapevolezza del suo Zeitgeist, quella comprensione di un’epoca che spesso si riesce ad acquisire solo una volta che questa si è conclusa.
Grazie a questa sua capacità di cogliere lo spirito del suo tempo, riesce a declinare al presente un sentimento di solito relazionato al passato o alla distanza – la nostalgia.
Forse Ian Walker, oltre a essere un osservatore attento del presente, riesce anche a vedere con estrema chiarezza la fine imminente di una condizione storica che sa non si ripeterà mai più.
Ama questa situazione, e non riesce proprio a nascondere questo sentimento mentre saltella da una parte all’altra del muro e frequenta amici da entrambe le parti.
Da straniero, il muro lo salta solo per modo di dire. Può permettersi di stare sia da una parte all’altra che dall’altra, di rischiare di portare cd di musica vietata nella DDR senza troppi indugi, di frequentare i locali trasgressivi di Berlino Ovest e le feste illegali di Berlino Est, di essere essere osservato con l’interesse riservato agli intellettuali quando scrive nel suo taccuino nei caffè a Ovest e con la diffidenza riservata alle spie quando si dà alla stessa attività a Est.
Ian Walker ama questa situazione perché la vive da privilegiato. Ne è consapevole, e chissà, forse è proprio per questo, forse proprio perché lui doveva essere una di quelle persone che sopportano meno le ingiustizie quando queste sono a danno degli altri, che al termine di questo periodo berlinese se ne va in Nicaragua - non sono riuscita a scoprire se a fare politica, giornalismo o se addirittura, come uno dei coinquilini che condivide con lui l’appartamento sulla Mittenwalderstraße, decide di partire per prendere parter alla guerriglia.
Forse è proprio perché vede la fine davanti a sé che riesce ad attaccarsi al presente e a viverlo con un’intensità tale da rendere la lettura di Zoo Station più vivida della visione di un film a colori.
Nella sua scrittura, la precisione descrittiva del giornalista incontra la sensibilità del grande scrittore, e si realizza in uno stile estremamente personale e ricercato, ciononostante fluente.
Dopo aver letto Zoo Station, è probabile che proverete una nostalgia struggente per la Berlino della prima metà degli anni ottanta. E probabilmente vorrete scoprire cos’ha prodotto, dopo Zoo Station, Ian Walker. Vi chiederete cosa si può scrivere meglio così, vorrete sapere come è maturato questo scrittore, magari ricercherete su Youtube per vedere se ha rilasciato qualche intervista.
Purtroppo, al termine di ampie ricerche, avrete trovato solo qualche articolo di The Observer. Pare che Ian Walker sia morto suicida nel 1989 in Nicaragua, non ancora quarantenne.
Non sono una persona dalla lacrima facile, eppure ho pianto Ian Walker, a più di trent’anni della sua morte. E mi sono mancati i suoi amici, che non ho mai conosciuto, e la Berlino divisa, che non ho vissuto.
Di quando in quando mi capita di incontrare qualcuno che mi dice “leggo solo libri scientifici, storici o di auto-aiuto; trovo la narrativa una perdita di tempo”.
Ci sono tanti motivi per cui penso che leggere narrativa sia importante, ma tanto per citarne uno:
Per comprendere davvero il mondo, è necessario comprendere le emozioni di chi lo vive.
*1 Per ragioni tecniche che non sono ancora riuscita a risolvere, al momento la “description” non è visualizzabile nella home page. Se avete familiarità con Substack e sapete come risolvere questo problema, vi sarei grata se mi scriveste.
*2 Fonte: https://www.biblio.com/publisher/martin-secker-warburg